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Cigno nero e globalizzazione

Il Cigno Nero si è estinto: colpa del Coronavirus o della globalizzazione?

Come molti sanno la metafora del cosiddetto ‘cigno nero’ descrive un evento non previsto, che ha effetti rilevanti e che viene successivamente razionalizzato, sbagliando, per poterlo giudicare come prevedibile.

La metafora è stata creata dal filosofo e matematico Libanese, naturalizzato Americano, Nassim Nicholas Taleb, ed eventi riconosciuti come ’Cigno Nero’ sono stati indicati come causa di ribaltamenti economici e sociali qua e là nel tempo, come la crisi finanziaria globale del 2008 o gli attacchi del’11 settembre 2001 che hanno sconvolto l’occidente e il mondo, e la pandemia di Coronavirus che sta cambiando il mondo ne è solo l’ultimo esempio.

O forse dovremmo dire che è l’ultimo esemplare di Cigno Nero prima della sua estinzione?

Diversi aspetti hanno reso la metafora del Cigno Nero adatta ad identificare eventi specifici, tra questi spiccano sicuramente l’estensione dell’impatto che questi eventi hanno, la loro rarità e la loro imprevedibilità.

Una delle caratteristiche che reputo interessanti tra queste è la imprevedibilità del Cigno Nero, non fosse altro per il fatto che, se fosse pre-vedibile, il nostro Cigno Nero potrebbe essere evitato, in caso si tratti di un evento con effetti negativi (WWI, Crisi finanziaria, Coronavirus, etc.), o incoraggiato in caso di eventi, molto rari, con impatto positivo (Internet, la scoperta imprevista di nuovi medicinali, etc.. ), ma cosa succede quando la frequenza di accadimento di un Cigno Nero con impatto negativo aumenta? Possiamo ancora parlare di imprevedibilità?

Personalmente credo di no, e quello che segue è il mio ragionamento.

Credo che gli avvenimenti degli ultimi 20 anni (circa) debbano convincerci di una realtà ormai evidente, ossia che il mondo è assolutamente globalizzato, e questo processo ormai non è reversibile. La velocità con cui si propagano malattie, informazioni, influenze economiche o finanziarie è tale da non poter più ignorare la globalizzazione, e questo cambia tutto.

Questo fa sì che ogni potenziale infezione possa viaggiare velocemente, e relativamente indisturbata, in tutto il mondo. Questo grazie alla velocità con cui ognuno di noi può viaggiare praticamente in tutto il mondo, stessa cosa per la facilità con cui viaggiano le idee grazie ai social network o per l’immediatezza delle ripercussioni economiche di una scelta da parte di un grande investitore. In particolare, per capire la velocità di trasmissione degli effetti finanziari nel mondo basti pensare che una volta, per applicare una scelta finanziare acquistando o vendendo titoli in borsa, servivano minuti, fatti di parole telefonate e gestualità, ora basta un fare click, ossia un secondo o poco meno.

Dove ci porta questa riflessione?

Ad esempio dovremmo iniziare a considerare come inevitabile, e non come altamente improbabile, il fatto che un virus sviluppatosi in Cina possa arrivare a contagiare il resto del mondo velocemente, oppure che la scelta di sbloccare crediti ad alto rischio posta in atto da un creditore si possa propagare in tutto il mondo ad altri detentori di crediti ad alto rischio, e così via.

Se vogliamo analizzare altre direzioni possiamo rivalutare l’analisi degli impatti potenziali, che ovviamente devono cambiare scala per essere valutati correttamente, e potremmo continuare in questa direzione, ma è un altro discorso.

A questo punto torna la domanda cardine di questo post: esiste ancora il Cigno Nero? Io credo di no, credo esista una popolazione mondiale che, in larga parte, non riesce a guardare oltre il suo orizzonte quotidiano perché non ha mai avuto l’esigenza di farlo, e quindi non ha sviluppato la propensione a farlo, ad uscire dal proprio orizzonte di riferimento, e ora si trova a vivere in un mondo senza quasi più barriere. Un mondo dove un accadimento grave in una qualsiasi parte del mondo può avere effetti molto gravi, in alcuni casi devastanti, più di quanto non abbia mai potuto fare in passato, il che mi porta a dire che la maggior parte di noi deve questa visione del Cigno Nero alla inadeguatezza dell’approccio cognitivo che applica al mondo che ci circonda. In pratica molte persone preferiscono dare la colpa ad un Cigno Nero, e se è colpa di qualcun altro (un cigno poi) noi siamo (ci sentiamo) più innocenti e più sereni.

Fino al prossimo Cigno Nero.

Carlo Rossi – Chief Innovation Advisor – BU42 – NETCOM